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Sirta - Sostila - Somvalle

 

 

Scheda descrittiva del sentiero (1) Sirta - Sostila - Somvalle

Località di partenza

Sirta m 224

Lunghezza

11,7 km

Quota massima

1267 m

Dislivello complessivo in salita

1106 m

Arrivo

Somvalle

Acqua sul percorso

Sirta - Sostila - Somvalle

Parcheggio libero

Sirta, presso il ponte sull'Adda

Traccia GPS

GPX  -  KML

Località principali lungo il percorso

(click sulla località per i dettagli)

 

Sirta

Sostila

Somvalle

 

Traccia del sentiero sulla mappa

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Descrizione

 

baackLa partenza è al ponte di Sirta, dove possiamo lasciare l’automobile presso il parcheggio nei pressi dell'incrocio: raggiungiamo la piazza e poco sopra la chiesa di San Giuseppe (m. 289), presso le case alte nella parte destra (occidentale) del paese, troviamo i cartelli segnavia che indicano le partenze dei sue sentieri (seguiremo quindi per la val Fabiòlo). Raggiunte le ultime case, quasi a ridosso del versante montuoso, prendiamo a destra, su sentiero che poi diventa mulattiera (segnavia rosso-bianco-rossi con numero 17), salendo all’ombra del bosco di castagni. Passiamo a destra di una “casina”, baita usata per l’essiccazione delle castagne, davanti alla quale si trova, sul ciglio della mulattiera, la prima delle cinque cappellette (“gisöi”) che ritmano la salita a Somvalle, in corrispondenza di altrettante “pòse”, luoghi di sosta per chi saliva in valle con pesanti carichi sulle spalle ed ai piedi non comode scarpette da trekking, ma zoccole (“sciapèi”) di legno.

 

Dopo un primo tratto verso sud-ovest, la mulattiera piega a sinistra, procedendo verso est. Il fondo è largo e buono, ed alterna tratti lastricati a tratti scavati nella roccia o con fondo in terra battuta. Raggiungiamo uno dei tratti più suggestivi del percorso: poco prima di addentrarsi nella valle, la mulattiera, protetta da un muretto sulla sinistra, regala, complice il diradarsi del bosco, un ottimo colpo d’occhio sulla piana della Selvetta, sull’abitato della Sirta, raccolto intorno all’inconfondibile cupolone, e sul severo salto roccioso che lo domina ad est, la Caurga. Si tratta del punto panoramico denominato “bàach”. Segue un tratto in breve discesa, nel quale la mulattiera volge gradualmente a destra. Si chiudono, alle nostre spalle, gli scenari della valle dell’Adda e si aprono quelli ben più cupi della Val Fabiòlo, la valle delle ombre, delle magie, delle inquietudini, degli spiriti.

bures

La mulattiera prosegue con la sua pacata flemma, iniziando a salire, con tratto scalinato, in direzione della seconda “pòsa”, quella del “gisöl d’inèm la val”, cioè della cappelletta nel fondo della valle. Il sentiero passa a destra di un grande masso, caduto qui da chissà dove con un santino che è quasi pudicamente abbarbicato alla sua parete e che parla dell’antichissimo timore delle genti di montagna nei confronti delle scariche che dai pendii, improvvise e violente, potevano seminare morte fra animali e uomini. Qui troviamo il ponticello che porta al sentiero per Lavisòlo, il quale, correndo sullo scosceso versante opposto, si riaffaccia sul versante valtellinese e porta alla bella piana dove sorge l’antico nucleo, a monte di Sirta. Calchiamo ancora gli antichi ciottoli e, superata una ripida salita, raggiungiamo una brevissima sequenza di tornantini dx-sx. la valle comincia ad aprirsi un po’, più avanti vediamo una baita sui prati della località Bures.


ponteAncora un tratto in leggera salita, ed eccoci in presenza del “pùnt de li curnàsci”, che permette di passare sul lato opposto della valle (il suo nome si riferisce ai picchi rocciosi, “corne”, che incombono sopra il nostro capo). Continuiamo per un discreto tratto sulla sponda opposta quindi, intervallando il passo ai saltelli necessari per attraversare alcuni rigagnoli che, impavidi, sfidano i tentativi umani che nei secoli hanno preteso di incanalarli al di sotto della sede del sentiero. Siamo ormai in vista dei prati della località Bùres. La valle si è aperta e, sul lato opposto, vediamo i prati e le baite della frazione un tempo sosta obbligata per la transumanza. Servendoci del ponte e senza percorrere il vecchi sentiero in disuso, approdiamo ad un prato e, dopo breve risalita e deviazione a destra, eccoci alla cappelletta dei Bùres, la terza sosta (m. 650, ad un’ora circa dalla Sirta), nella quale è rappresentata una Madonna con Bambino.

Oltrepassata la cappelletta, la palina segnavia a margine del prato ad essa retrostante ci indicherà la deviazione per Sostila. Abbandoniamo dunque il sentiero principale ed iniziamo ad inoltrarci all'interno del castagneto sul crinale della valle. Facendo attenzione a non intraprendere le diverse deviazioni che troviamo in alcuni tornanti, proseguiamo lungo il sentiero principale e, dopo aver attraversato alcuni rigagnoli, giungiamo ad una fonte con annesso lavatoio. Lasciando il lavatoio sulla sinistra proseguiamo a destra fino a giungere, dopo poco, al limite sud della frazione Sostila. Seguendo la linea definita dai muri dalle antiche abitazioni attraversiamo l’intero borgo fino a giungere alla piazzetta della chiesa. Qui possiamo fermarci per una breve sosta ristoratrice del corpo e dello spirito.

 sostila

 

culmineProprio dalla piazzetta riprenderà il nostro cammino. Portiamoci dietro la chiesa e, continuando a camminare dopo poco incontreremo il piccolo ed abbandonato cimitero che fa come da spartiacque tra la frazione Sostila e la frazione Aret, un piccolo ed antico gruppo di case a Nord di Sostila. Qui proseguiremo fino al termine del nucleo abitato dove un’altra palina con cartello segnavia indicherà la svolta per il Crap del Mezzodì. Inizia qui la salita che ci condurrà fino al Culmine di Campo. Costeggiamo i prati di Aret seguendo la mulattiera, oltrepassiamo le case della frazione Éra, dove tutt'oggi risiede l'unico abitante della zona e, sempre protetti a monte dai muri di contenimento dei prati, raggiungiamo il passaggio che con alcuni piccoli tornanti ci fa sfiorare ma non raggiungere direttamente la cima del Crap del Mezzodì, che lasceremo alla nostra destra continuando lungo il sentiero principale fino ad un bellissimo punto panoramico sulla bassa valtellina (Pcioda Granda).

somvalleAnche qui le indicazioni dei segnavia ci segnalano che non siamo molto distanti dalla carrozzabile per Tartano (10 minuti) o dalla sommità del Crap del Mezzodì (che abbiamo appena ignorato, per stavolta). Seguiamo le indicazioni per il Culmine di Campo ed iniziamo la salita (a dire il vero piuttosto ripida) che ci porterà a risalire tutta la cresta del Culmine. Anche se faticoso il tragitto riserva comunque notevoli bellezze: la fa da padrona una natura totalmente diversa sa quella che avevamo fin qui avuto come compagna di viaggio; le betulle e le erbe selvatiche tra le quali affiorano le rocce fanno da cornice alla stupenda vista sul conoide del torrente Tartano e sulla bassa valtellina. Una volta abbandonato il crinale il sentiero piega verso est e si addentra in una pineta dove, in uno slargo, è stata anche ricavata una piccola zona di sosta. Da qui in breve tempo tramite il sentiero (mediamente ripido) che porta alla croce e al culmine potremo ridiscendere fino a Somvalle, meta dell’escursione.

 

 

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