In un mondo in cui si stanno perdendo antichi riti e pratiche dell'uso, conservazione e trasformazione dei prodotti del bosco, risulta essenziale riportare all'attenzione anche dei più giovani quanto sia facile trovare alimentazione di qualità proprio fuori dalla porta di casa, almeno per chi ha la fortuna di vivere in aree periferiche.
La novena delle castagne, conosciuta anche come curatura, è una pratica antica che nasce dall’esigenza di conservare questo prezioso frutto autunnale, la castagna, per lunghi periodi. L’importanza della conservazione delle castagne non si limita solo all'aspetto alimentare ma ha profonde radici culturali e storiche, soprattutto nelle aree montane dove la castagna ha rappresentato una delle principali fonti di sostentamento. La curatura, che tradizionalmente durava nove giorni, da cui prende il nome di “novena”, è un processo che permette di preservare le castagne fresche, riducendo il rischio di ammuffimento e germogliamento, e mantenendone intatte le qualità organolettiche.
La Tradizione della Novena
Storicamente, la novena delle castagne veniva praticata nelle zone collinari e montane, dove la raccolta della castagna era un momento cruciale per l'economia e la sopravvivenza delle comunità. Le castagne venivano immerse in acqua, periodicamente sostituita, per nove giorni. Durante la novena avveniva una fermentazione lattica controllata. Questo processo permetteva di prevenire lo sviluppo di funghi e batteri, grazie alla creazione di un ambiente acido che inibiva la crescita di microrganismi patogeni. In aggiunta, la solubilizzazione delle sostanze fenoliche presenti nella buccia aiutava a preservare la freschezza e il sapore del frutto. Al termine dei nove giorni, le castagne venivano scolate, asciugate e riposte in luoghi freschi e asciutti per essere consumate durante l'inverno.
L’importanza di questa pratica va ben oltre la semplice conservazione alimentare. La castagna ha rappresentato per secoli una fonte primaria di carboidrati e nutrienti per le popolazioni montane, che la utilizzavano non solo come alimento fresco, ma anche per la produzione di farina e altri prodotti derivati. La novena delle castagne garantiva, dunque, la sopravvivenza di queste popolazioni durante i lunghi inverni.
La curatura delle castagne, oltre a essere una pratica agricola essenziale, ha assunto, insieme all'essiccatura, anche un ruolo rituale nelle comunità montane. La raccolta delle castagne segnava l’inizio del periodo invernale e rappresentava un momento di condivisione e collaborazione all'interno delle famiglie e delle comunità. La cura con cui le castagne venivano selezionate e predisposte alla conservazione, così come l’attenzione posta durante i processi di lavorazione, erano visti come azioni di grande valore, non solo per la qualità del raccolto, ma anche per la salute e il benessere della comunità.
In molte zone d’Italia, come la Valle Camonica, questa pratica è stata tramandata di generazione in generazione e ha permesso la sopravvivenza di varietà di castagne locali che altrimenti sarebbero andate perdute. La novena delle castagne non è solo un metodo di conservazione, ma un vero e proprio patrimonio culturale che riflette l’ingegno e l’adattabilità delle popolazioni rurali.
La novena delle castagne rappresenta dunque un perfetto esempio di come le tradizioni popolari possano contribuire al patrimonio di abilità e competenze che contraddistinguono anche le persone di oggi. La capacità di preservare un alimento così prezioso per lunghi periodi è stata fondamentale per le popolazioni del passato, e continua a essere rilevante anche oggi tra coloro che sono alla ricerca di prodotti genuini.