L'espressione cade a fagiolo, o meglio a "grano" (turco o saraceno che sia): "la farina del mio sacco" come idea di una farina autoprodotta, nel solco di quella tradizione che si evolve da una coltivazione (ieri) di pura sussistenza e arricchimento della dieta quotidiana dei nostri avi, ad una coltivazione (oggi) che porta in se diversi valori aggiunti (per chi li sa riconoscere).
Più che apprezzabile infatti l'usanza che continua, sorprattutto nelle popolazioni di campagna o di montagna, di coltivare in modo autonomo grani della tradizione, genomi magari non rari, ma senz'altro ben adattati alle condizioni climatiche delle varie zone di produzione che, come in Valtellina, vengono macinati in farine e trasformati in piatti apprezzati non solo dai consumatori locali (Pizzoccheri e Polenta in primis).
Ma perchè farsi la farina in casa e magari macinarla tra le mura domestiche?
Anzitutto, come già detto, la possibilità di consumare un prodotto sano (so quello che mangio) magari coltivato senza l'utilizzo di diserbanti (con un po' di impegno gli infestanti li si possono estirpare anche a mano) e senza l'uso di fertilizzanti chimici (caro buon vecchio letame!)
La disponibilità in commercio di piccoli mulini elettrici domestici offre l'occasione di poter macinare al momento la farina di cui si ha bisogno; questo porta a diversi valori aggiunti: in primis il chicco si conserva con più facilità anche per lunghi periodi senza deteriorarsi e ad ogni utilizzo avremo sempre una farina macinata "fresca".
Sempre la possibilità di macinare il grano in casa ci fa conoscere esattamente ciò che va a finire dentro la farina. Un esempio ci viene dal mais: spesso la farina di mais acquistata al supermercato manca del "germe", quella parte del seme ricca di oli vegetali buoni, che può far sembrare la polenta cosiddetta "liscia" (senza formaggio o burro) una polenta taragna. Nella produzione industriale il germe viene invece spesso utilizzato per ricavarci l'olio di mais: un chicco solo, doppio guadagno. Ne va del gusto, provare per credere!
E infine, non è da sottovalutare la soddisfazione di poter, anche al giorno d'oggi, porvare quella sensazione comune nei nostri antenati di godere di un prodotto fatto con le proprie mani, frutto delle nostre fatiche e sacrifici, che renderà qualsiasi pietanza, pur di origine povera che sia, un piatto da gourmet!